Pensione INPS: ecco cosa accadrà dal 2023

In Italia l’asticella per andare in pensione si sposta sempre più drammaticamente in avanti e la possibilità di poter accedere a quella “anticipata” fa sempre più gola a molti lavoratori. Il presidente dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale Pasquale Tridico, al convegno denominato “Pensioni, 30 anni di riforme”, ha proposto un'idea in merito che riteniamo degna d’attenzione. «L'anticipo pensionistico per la parte contributiva si potrebbe dare a 62-63 anni, mentre il resto la si otterrebbe a 67 anni». Queste, appunto, le parole del presidente INPS che avrebbe intenzione di dilazionare la pensione in due parti.

La prima quota, allora, si baserebbe sulla parte contributiva e potrebbe essere usufruibile già da 62, 63 anni. Per quanto riguarda la retributiva, invece, sarebbe riscuotibile dopo il 67esimo anno di età e, così facendo, si permetterebbe a moltissime persone di godersi la meritata pensione in tempi più brevi. “Occorre pensare a strumenti tali da introdurre un regime di flessibilità strutturale del pensionamento, collegata al metodo contributivo” e il processo attraverso cui dovrebbe accadere ciò è da rintracciare nel “ricalcolo contributivo per garantire l'equilibrio attuariale” con requisiti, però, meno ferrei di quelli attuali.

Come si legge sul Sole 24 Ore, poi, Tridico pensa anche a un “pensionamento anticipato sperimentale nel periodo post-pandemico per i cosiddetti. “lavoratori fragili” (es. i lavoratori immunodepressi e i pazienti oncologici)”. Riteniamo che queste ipotesi, allora, siano davvero apprezzabili ma riteniamo di essere preoccupati dal fatto che restino solo mere affermazioni. Che la problematica pensionistica in Italia sia davvero stringente si è reso ben noto dai remoti tempi della famigerata riforme “Fornero” e quello di cui abbiamo bisogno e molto più di qualche parola.

L’introduzione di quota 100 con la sua conseguente scomparsa, quota 101, l’Ape sociale per i lavori usuranti, “Opzione Donna” e altre riforme sono volte al pensionamento anticipato di moltissime categorie di lavoratori ma, nella quasi totalità delle volte, i contributi maturati per moltissimi anni di lavoro non corrispondono mai a cifre soddisfacenti per l’assegno pensionistico dei lavoratori. I problemi poi legati al costo della vita fa desistere moltissimi lavoratori dal decidere di percepire un assegno mensile ridotto. Forse, allora, l’introduzione di questa norma di cui abbiamo parlato potrebbe convincere in molti ad aderire al pre pensionamento ma speriamo, ovviamente che, oltre a criteri meno stringenti per accedervi, venga anche corrisposto una cifra dignitosa e commisurata ai rispettivi anni di lavoro. Ribadiamo, allora, per l’ultima volta che quelle di Tridico sono solo teorie e nulla di concreto abbiamo, ad oggi, fra le mani. All'orizzonte, però, sembra stia apparendo qualcosa e allora speriamo che non sia ancora un volta l’ennesimo miraggio.

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