Reddito di cittadinanza: quando può essere compatibile con il lavoro

Reddito di cittadinanza: si può lavorare senza perderlo? Facciamo chiarezza

Il reddito di cittadinanza è una delle più importanti e discusse politiche di welfare italiane. Se l’allargamento della forbice tra ricchi e poveri era infatti già tristemente percepibile prime dei tempi di pandemia, tra lockdown e sanzioni energetiche russe, attualmente moltissime famiglie italiane sono in difficoltà e necessitano di percepire questo sussidio per sbarcare il lunario. In molti, però, credono che per beneficiare di questa misura sia necessario non disporre di un impiego ma, in realtà, non è sempre così.

I requisiti per beneficiare del reddito di cittadinanza sono molteplici e, di seguito, vi riportiamo allora quanto è possibile leggere sul sito ufficiale del Governo. Per percepire il famoso RDC, infatti, bisogna essere cittadino italiano o europeo o lungo soggiornante e risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 in via continuativa. Avere un ISEE aggiornato inferiore a 9.360 euro annui. Possedere un patrimonio immobiliare, diverso dalla prima casa di abitazione, non superiore a 30.000 euro. Avere un patrimonio finanziario non superiore a 6.000 euro che può essere incrementato in funzione del numero dei componenti del nucleo familiare e delle eventuali disabilità presenti nello stesso. Avere un reddito familiare inferiore a 6.000 euro annui moltiplicato per la scala di equivalenza. La soglia del reddito è elevata a 9.360 euro nei casi in cui il nucleo familiare risieda in una abitazione in affitto.

Di conseguenza, allora, se si dispone di un contratto da lavoratore dipendente, che però non permetta di superare le soglie di reddito succitate, si può continuare a ricevere il sussidio ma, in questo caso, con una somma minore e ricalcolata sulle proprie entrate. E’ naturale, poi, che laddove il percettore do RDC riesca a trovare un impiego, è tenuto a comunicarlo immediatamente all'Istituto Nazione di Previdenza Sociale. Rivolgendosi semplicemente al CAF più vicino, infatti, si possono inviare all’INPS tutti i dati necessari al suddetto ricalcolo e, laddove si disponga ancora dei requisiti  sopraelencati, continuare a ricevere il reddito di cittadinanza nonostante si stia già lavorando.

Riteniamo, allora, che questa misura sia davvero importante per i nuclei familiari in difficoltà ma sosteniamo con forza che non sarebbe necessario attingere dalle casse dello Stato se le politiche d’assunzione fossero legiferate in ottica del vantaggio collettivo. L’aleatorietà della gran parte dei contratti, accompagnata poi dall’età media sempre più alta dei lavoratori, non è evidentemente adeguatamente normata e riteniamo che molto di più vada fatto, allora, dal punto di vista degli incentivi all’impiego.

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