Un nuovo recente studio ha dimostrato che esiste una correlazione fra il morbo di Alzheimer, una malattia che colpisce il sistema cognitivo e che porta a cancellare di fatto la memoria a breve termine, e l’utilizzo degli smartphone.
Il morbo di Alzheimer, come è possibile leggere sull’autorevole sito Alz.org, è un tipo di demenza che provoca problemi con la memoria, il pensare e il comportamento.. Generalmente, i sintomi si sviluppano lentamente e peggiorano con il passare del tempo, diventando talmente gravi da interferire con le attività quotidiane.
È una malattia molto grave, dunque, e non ha nulla a che fare con il naturale corso d’ invecchiamento, presentandosi esclusivamente in età pre senile. L’insorgenza di casi negli ultimi anni, poi, riporta numeri preoccupanti e molti studi si stanno sommando nel corso del tempo. Uno dei più importanti, appunto, è stato pubblicato recentemente e riguarderebbe le cause “non naturali” di questo terribile male.
Uno studio presentato nei giorni scorsi dimostrerebbe, infatti, una correlazione fra l’insorgenza del morbo d’ Alzheimer e l’utilizzo degli smartphone. I ricercatori della Washington State University avrebbero infatti dimostrato che i campi elettromagnetici prodotti da questi dispositivi (e non solo) sarebbero fra i responsabili dell’aumento del calcio intracellulare e questo comporterebbe un aumento del 25% nella precocità con cui si manifesterebbe la malattia. Andiamo allora a vedere più in dettaglio di cosa si tratta e se effettivamente abbiamo bisogno di fare un uso più responsabile dei nostri dispositivi.
Secondo gli studi presieduti dal professor Martin L. Pall, smartphone, radar dei veicoli a guida autonoma ed altri emettitori di onde elettromagnetiche attiverebbero i canali di calcio voltaggio-dipendenti (VGCC) a livello cellulare:
“L'attivazione del VGCC produce rapidi aumenti dei livelli di calcio intracellulare. Pertanto, le esposizioni a campi elettromagnetici producono cambiamenti che portano a un eccesso di calcio intracellulare. Questo accumulo spiega gli effetti sul cervello nella malattia di Alzheimer”. Il professore poi tiene ad aggiungere: “Questi cambiamenti indotti dai campi elettromagnetici ai livelli di calcio intracellulare sono stati dimostrati nei modelli animali dell’Alzheimer. I campi elettromagnetici agiscono tramite forze magnetiche elettriche di picco e variabili nel tempo su una scala temporale di nanosecondi”
Crediamo, allora, che un uso più responsabile vada fatto della tecnologia, ma è necessario aggiungere anche che questi studi sono solo nella loro fase iniziale.
La comunità scientifica deve ancora esprimersi riguardo queste ultime novità, ma crediamo che l’autorevole fonte da cui provengono possa difficilmente sbagliarsi. Laddove però queste dati trovassero conferma, speriamo che nei prossimi tempi arrivino importanti notizie su come difenderci efficacemente dalle onde elettromagnetiche. Per ora, purtroppo, possiamo solo tenere il nostro smartphone un po’ più lontano del solito.
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